OMEOPATIA E PSICHIATRIA
Mens sana in corpore sano
Locandina ufficiale dell'evento
Comunicato stampa
IL TOCCANTE RICORDO DI MARINA SAPIO AL CONVEGNO OMEOPATIA E PSICHIATRIA
SABELLI: "LA SUA PASSIONE UNA BUSSOLA NELLA PSICOTERAPIA INFANTILE"
Tramontana: "Con la medicina complementare si possono curare le oscillazioni della psiche"
Certosino: "Infodemia e infomania, ecco gli effetti del Covid sulla mente. E sul DNA"
Gli interventi del convegno "Omeopatia e psichiatria - Mens sana in corpore sano", organizzato da APO Italia il 28 marzo presso il Reale Yacht Club Canottieri Savoia Italo Sabelli - Medico omeopata, agopuntore Marina Sapio: omeopata-psicoterapeuta "Marina già conosceva l'omeopatia come paziente. Da adolescente aveva frequenti episodi di febbre con tonsilliti. Durante una vacanza a Vichy, sua città natale, guarì senza più recidive con le cure di un medico omeopata. Si iscrisse alle lezioni del professore Antonio Negro, ed era sempre più entusiasta. Mi raccontava sempre le sue esperienze. Una sera, in pizzeria con i colleghi, raccontò di un uomo che si era recato a visita dal professor Negro con una forte insonnia derivate da frustrazione che condizionava la sua vita rendendolo vulnerabile a tutto. Trascorreva la notte a fumare e a leggere, l'allopatia lo stordiva ma non lo faceva addormentare. Il professore individuò il soggetto Staphysagria, e lo curò con quel rimedio unico. Marina evidenziava la causa dell'insorgenza dell'insonnia, e mi diceva che avevo pregiudizi, ma alla fine mi iscrissi ad un corso di omeopatia ed agopuntura. Per noi cominciò un periodo difficile: i colleghi iniziarono a guardarci con sufficienza, e noi cominciammo ad evitare di incontrarli. Marina prese a visitare presso un centro di medicina omeopatica e a tradurre testi omeopatici francesi. Era affascinata dallo studio complessivo del paziente, avvertiva l'importanza del rapporto tra medico e paziente, soprattutto sotto il punto di vista della compliance del paziente. Un giorno tuttavia – col suo sorriso – mi disse che avrebbe lasciato l'omeopatia per fare la psicoterapeuta infantile, il suo sogno. Disse che con il rimedio omeopatico puoi ottenere dei risultati, ma che è importante che il bambino attraversi il dolore, la sofferenza per comprendere la sua evoluzione. Ma Marina non lasciò mai davvero l'omeopatia. Mi chiedeva sempre dei casi che trattavo. Era curiosa, leggeva libri di medicina orientale, praticava yoga e sperimentò la medicina ayurvedica. In 50 anni di attività professionale il suo entusiasmo, la sua generosità, la sua caparbietà, la sua dedizione sia nei confronti dei piccoli pazienti che degli allievi non è mai venuta meno. Ho trovato questo Whatsapp sul cellulare di Marina il 5 dicembre scorso: “Salve dottoressa sono tanti mesi che non c’è più ed io ancora non ho ben processato quello che è successo mi dispiace che se ne sia andata, perché è venuta a mancare una mente brillante, ma più egoisticamente perché mi ha lasciata sola. Non abbiamo mai creato un rapporto umano, ma nonostante ciò era diventata l’unica al mondo di cui riuscivo a fidarmi, era il mio pilastro, il mio posto sicuro. Ora non riesco a percorrere la via per cui venivo da lei perché mi fa troppo male questi mesi non sono andati benissimo, ho avuto uno sfogo di meccanismi ossessivi, di cui però ho finalmente capito l’origine, e sto cercando di porre fine ma non sto bene per niente, sento che mi manca una parte di me mi sento costantemente in ansia, non mi riconosco a volte e vorrei non fosse così. Ho compiuto 18 anni nel mentre ed è stato traumatico ma necessario, ho iniziato a considerare l’università, cosa che non pensavo sarebbe mai successa, sono uscita un po' dal guscio ma sono sempre io in fondo ed infine vado da un’altra terapista, ma con nessuno creerò il legame che avevo con lei, e penso che lei lo sappia da dove si trova ora, mi manca tanto parlare con lei e discutere a volte...”."
Renato Certosino – Medico psichiatra
L'impatto del long covid sulla salute mentale
"Il primo elemento stressogeno importante della pandemia è stata la infodemia, la serie di informazioni pervenute in quel periodo, che ascoltavamo in tv e che incredibilmente era stata già raccontata da Manzoni ne I promessi sposi a proposito della peste del '600. Manzoni individuò 4 fasi della comparsa della peste: la prima era quella in cui non si nominava la parola peste, la seconda quella in cui la peste era derubricata ad aggettivo (febbre pestilenziale), poi la peste che però non era vera peste, infine la peste ma come conseguenza di un maleficio. Lo stesso è accaduto anche nel 2020 col Covid: prima disconoscimento (soprattutto nei talk show), poi circoscrizione alla popolazione cinese, poi il lockdown in cui tutti diventammo chef, ma i fattori di stress stavano in realtà crescendo: un'epidemia non l'avevamo mai conosciuta. La pandemia – come ogni catastrofe – ha caratteristiche tutte particolari, tra cui quella che le pandemie cambiano il nostro DNA. Uno studio in Francia ha valutato gli esiti genetici della peste del '300. Tutto ciò che ci appartiene (le cellule) si organizza per assicurarsi la sopravvivenza, e così anche le cellule della mente. C'è una fortissima correlazione mente-corpo, e in Francia hanno scoperto che molti francesi portano un informazione genetica di resistenza alla peste del '300, che però è andata a discapito di altri tipi di difese. Tutte le epidemie del passato fanno oggi parte della nostra costituzione genetica. Durante i lockdown subentrò la preoccupazione. A quel punto venne fuori il secondo elemento stressogeno: la infomania. Tutti sapevano tutto, tutti conoscevano il metodo per venirne fuori, il farmaco di riferimento (clorochina, paracetamolo, lattoferrina). Tutto ciò che ci disorienta è stressogeno. Il professor Biondi ha parlato di uno stress non convenzionale, subacuto, perturbante, persistente, ad ondate. Non sappiamo se l'epidemia torna, tanto che la gestione della seconda fase pandemica – in psichiatria – è stata molto più difficile di quella della prima. Nel 2017 l'OMS disse che in 37 paesi del mondo occidentale, il trattamento dei disturbi di ansia e depressione ha portato una spesa complessiva di mille miliardi di dollari. Tutto ciò è stato ribaltato dal Covid: chi l'ha contratto, ha avuto sintomatologie organiche che sono andate poi riducendosi, mentre l'aumento dei disturbi cognitivi è stato del 30%, di quelli di ansia e depressione del 25%, con pesanti ricadute per la popolazione giovanile. Abbiamo organizzato equipe di psicologi e psichiatri per gestire i disturbi dell'alimentazione, che sono letteralmente esplosi. I primi rimedi che ci hanno proposto nel 2020 sono gli stessi proposti nel Medioevo: isolamento, quarantena e abbandono delle persone care. L'uomo però supera tutto nella vita, perché ha capacità di adattamento e resistenza impensabili. Le strategia di adattamento allo stress sono legate alle strutture personologiche, a quell'amalgama di temperamento e carattere che è la personalità, che non è una categoria ma è determinata dal nostro DNA, e da qui subentra il carattere che alla nascita coincide col temperamento ma che poi si arricchisce di ciò che le condizioni di vita ci impongono. Ed è così che noi rispondiamo allo stress. Le strategie nel Covid possono essere emozionali e di analisi del problema: si chiamano strategie di coping (to cope with). Per fortuna ci appartiene la resilienza: senza, saremmo spariti dalla Terra. E con essa la possibilità di farci aiutare, in particolare dalle psicoterapie, rinunciando almeno nella fase iniziale all'uso dei farmaci che bloccano questo processo di adattamento".
Alfonso Tramontana – PhD, medico integrativo
Potenzialità della medicina complementare ed integrativa nei quadri psichiatrici
"L'evoluzione dell'omeopatia ci ha portato nell'era della medicina basata sull'evidenza. Noi conosciamo meno del 30% di ciò che potremmo conoscere, i delfini usano più sostanza cerebrale di noi, quindi la domanda è: cosa succederebbe se riuscissimo ad usare più sostanza cerebrale? Il punto di partenza di ogni approccio deve essere la complementarità della medicina, come si è visto anche nella recente Pandemia. Dei pazienti avevano delle conseguenze interstiziali da covid, e conducendo degli studi abbiamo visto che i pazienti miglioravano con Stannum, Ribes Nigrum e una terapia individualizzata. Un virus non tocca l'alveolo, ma l'interstizio, e il Covid è un virus. Quindi la medicina resta la bussola per diventare omeopati e da lì si può integrare i parametri universali come lo sono rx del torace, tac del torace e prove di funzionalità respiratoria. Come si integra, ad esempio nell'approccio alle psico-patologie? Prendiamo il carattere: se lo traducessimo in termini biofisici, il nostro carattere non sarebbe una linea isoelettrica, ma avrebbe oscillazioni. Il paziente tendenzialmente ansioso o nostalgico resterà tale, e dunque quando io intervengo, cerco di correggere le fasi in cui le oscillazioni raggiungono picchi che ostacolano lo svolgimento delle attività quotidiane. Qui entrano in campo le vibrazioni: le nostre cellule sono conduttori immersi in un campo bioelettrico, e le le oscillazioni che esprimono sono misurabili, e utilizzabili in terapie come quella che utilizza l'agopuntura. Il DNA stesso non è statico, ma un'osmosi tra genotipo e fenotipo, e il fenotipo può riscrivere il genotipo. Così in omeopatia si parla dei miasmi, e se si parla di psiche, la diatesi più importante è sicuramente quella tubercolinica. L'importante, per l'omeopata, è iscrivere ogni ragionamento nell'ambito di un trattamento clinico".